Una chiacchiera su Resident Evil 4 Remake

La mia chiacchiecensione su Resident Evil 4 Remake, il paziente zero degli errori di Capcom

Durante la mia settimana bella piena di virus, allucinazioni tecno-audio-visive e la voglia di occupare Shadow Moses per pretendere dal governo americano il corpo di Big Boss e una scatola di cinnamon roll, ho deciso che sarebbe stato calzante cominciare Resident Evil 4 Remake

Tempo addietro avevamo discusso come l’horror sia un’esperienza più adatta a quando il clima volge verso le temperature più fredde. Per entrare nel mood giusto serve che le foglie si ingialliscano e, possibilmente, quando la sera guardiamo fuori dalla finestra deve sorgere in noi quella strana voglia di mettere un tappeto Ikea sulle spalle per sussurrare con tono riflessivo “winter is coming.” Per il sottoscritto non è mai stata una condizione sine qua non, tuttavia guardando alle vostre opinioni ho abbracciato un po’ più stretto il concetto. 

Nella ridente Milano si è affacciata la pioggia. Lo scenario ha smesso di ricordare le location di Mad Max e io ho deciso che era proprio giunto il momento di buttarmi su Resident Evil 4 Remake

Ho completato il titolo attraversando uno spettro di sensazioni e nel corso della mia Chiacchiecensione, questa sorta di crasi tra la chiacchiera e la recensione, vi spiego perché ritengo Resident Evil 4 Remake sia fondamentalmente un gran bel gioco, ma anche il punto zero di alcuni errori endemici che Capcom ha iniziato a compiere da quando nel 2005 ha infettato la sua saga con le Las Plagas

Vi lascio alla puntata che, per questa volta, non troverete anche in video su YouTube.