Kona II: Brume - La chiacchiecensione

Il freddo mistero canadese

Il presente si colora sempre più spesso di posizioni e pareri netti e sembra non esserci spazio per tutto quello che sta nel mezzo. La convinzione maggiormente diffusa è che tutto debba essere eccezionale o ignobile. Non esiste considerazione per quello che siede nel mezzo, come se non ci fosse tempo o come se per ritenerci degni del gruppo dei migliori si debba solo ed esclusivamente amare l’eccezionale. 

Per quanto mi riguarda è una follia. Liberarsi di questo concetto sarebbe cosa buona e giusta, soprattutto perché rischiamo di togliere sapore alle cose, di eliminare le sfumature e perdere esperienze che potrebbero aderire al nostro gusto. 

Chi scrive tende a lasciare la porta aperta a qualsiasi tipo di esperienza e Kona, opera dello studio canadese Parabole, rientra perfettamente in questa casistica di esperienze che siedono tra il magnifico e il pessimo, ovvero: il discreto!

Kona mi aveva divertito e affascinato e Kona II, seguito diretto di quella avventura, riesce a fare altrettanto, evolvendo lo sforzo profuso nella realizzazione di quel primo concept. 

Oggi vi racconto infatti di Kona II: Brume, disponibile su Game Pass (insieme al primo capitolo) e che lungo 8 ore di gioco - circa - è stato capace di catturare la mia attenzione, di farmi appassionare alla storia e al mondo di gioco proposto, immergendomi in una vicenda investigativa paranormale con una sua identità. 

Kona II: Brume, come il primo capitolo, è un titolo imperfetto, migliorabile in alcune scelte di design e opinabile in altre ma, nonostante sia diversamente eccezionale, riesce a fare il suo. 

Ve ne parlo in una Chiacchiecensione che potete trovare sia in formato podcast che in video sul canale. 

Konatevi tutti… che detto così manda proprio un messaggio sbagliato!